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Modena: proposti aumenti di tariffe dell'acqua

modena-stemmaIn un momento di gravi difficoltà economiche per le famiglie e i cittadini, il Comitato Esecutivo dell’Ato di Modena, l’Autorità d’ambito provinciale, propone all’Assemblea dei Sindaci di aumentare le tariffe dell’acqua del 5,4%. Tali aumenti non sono però finalizzati alla realizzazione di investimenti aggiuntivi rispetto a quelli previsti  (a HERA è stato addirittura consentito di ridurli rispetto agli obiettivi prefissati), ma a compensare i minori introiti arrivati ai gestori a causa della riduzione dei consumi idrici, e ottenere così una remunerazione del capitale investito vicina o uguale al 7% previsto per legge. Il ritocco delle tariffe, dunque, è del tutto indipendente dalla qualità del servizio offerto, come dimostra il dato riportato dallo stesso assessore provinciale Stefano Vaccari, secondo cui le perdite d’acqua dalle tubature sono pari al 32% dei volumi immessi in rete. Una percentuale elevatissima, simile, se non superiore, a quella di 10 anni fa.

Nonostante questi risultati, qualcuno sostiene tuttavia che non si può rinunciare all’apporto dei privati nella gestione dell’acqua perché il rinnovo e la manutenzione delle reti idriche richiedono investimenti che solo i privati sono in grado di sostenere. L’esperienza dimostra invece che gli unici investimenti che i privati sono disposti a fare, sono quelli che possono poi recuperare con le tariffe grazie alla legge che garantisce ai gestori privati una rendita pari al 7% sul capitale investito. Una legge che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua intende abrogare con il 3° dei quesiti referendari proposti.

Bene hanno fatto CGIL-CISL-UIL a dire no agli aumenti e a denunciare il calo degli investimenti. Anche il Comitato Modenese per l’Acqua Pubblica si associa alla richiesta di bloccare gli aumenti e di non riconoscere la remunerazione del capitale investito, e chiede ai Sindaci di comportarsi come tutori degli interessi della collettività e dei Beni Comuni, di cui l’Acqua è esempio di primaria importanza, e non come proprietari-azionisti di imprese che fanno affari con la sua gestione.

Dire no agli aumenti, però, non è sufficiente: va ripensato il modello del servizio idrico integrato nel suo complesso. E per fare ciò, non basta, come qualcuno sta proponendo, firmare solo il primo dei 3 quesiti e opporsi solo al Decreto Ronchi, che impone ai Comuni di rendere i privati soci di maggioranza di tutte le società di gestione del servizio idrico. Occorre un nuovo modello di gestione dell’acqua basato sulla partecipazione e sulla democrazia, perché l’acqua è un problema che riguarda tutti i cittadini, e non solo i tecnici e gli amministratori.

L’obiettivo dell’iniziativa referendaria del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, infatti, è fermare la privatizzazione forzata imposta dal Decreto Ronchi, ma anche rinunciare a qualsiasi possibilità di gestione privatistica del servizio idrico come avvenuto fino ad oggi, avviando un dibattito nazionale capace di proporre un nuovo modello di gestione della risorsa idrica. Per fare questo, però, è necessario firmare tutti e 3 i quesiti referendari proposti, cosa che hanno già fatto 9.000 cittadini in provincia di Modena e oltre 680.000 in tutt’Italia.

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