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IL CONSUMO DI TERRITORIO IN EMILIA ROMAGNA

Ogni giorno nella pianura padana un'area verde grande quanto 28 volte Piazza Maggiore a Bologna scompare, sepolta sotto una colata di cemento.
Per quanto riguarda l'agricoltura, nella sola regione Emilia Romagna in meno di 30 anni, da 1976 al 2003, è scomparsa un'intera provincia. (fonte ONCS), 198.000 ettari. Il territorio regionale urbanizzato nel'76 era il 4,8%, nel 2003 l'8,5 %.
Questa scellerata politica dello sviluppo legata al cemento e alle grandi opere sembra non trovare oppositori, in una regione governata da sempre dalle sinistre. Quando soffiano venti di crisi, da parte di PD e PDL, la risposta è corale: cemento per rilanciare l'economia.
L'ultima cornucopia in ordine di tempo è la scelleratezza della cispadana dei Re Mida, il duo Bersani/ Errani.
La formula è sempre quella inscenata sul piano casa varato dal governo di destra: battaglia ideologica di maniera a Roma, poi Vasco Errani presidente a capo della rappresentanza regionale nella conferenza stato regioni, che accoglie, recepisce, modifica (poco), e poi vara la sua legge regionale di recepimento senza colpo ferire.
Poi a cascata, fino ai comuni, come a Ferrara, dove anche chi abita su suoli notoriamente contaminati da CVM come la zona di Via del Salice, potrà usufruire del piano casa, in quanto la maggioranza in consiglio comunale ha bocciato gli emendamenti di Progetto per Ferrara.
Questa miope ricetta di sviluppo però sta piegando l'agricoltura, la cui grave crisi non lascia certo intravedere la luce alla fine del tunnel che si è voluto imboccare. La situazione se non si inverte rotta potrà solo peggiorare. Anche qui i costi di lavorazione e produzione italiani infatti, su produzioni da latifondo, non possono competere nei mercati globali. Anziché continuare a sottrarre terreni per urbanizzarli, si dovrebbe lavorare per un'agricoltura di qualità, che faccia da traino per prodotti certificati ed esportabili. Così la situazione può solo peggiorare, perché l'altra faccia del cemento e dell'urbanizzazione ovviamente è l'inquinamento di aria, acqua e suoli, certamente incompatibile con la terra del culatello o della coppia, dell'albana e del sangiovese. Il sindaco di San Francisco ha preso carta e penna, ha scritto al sindaco di Parma, scongiurandolo di non costruire un inceneritore e di percorrere, come loro stanno facendo, la strada verso "zero waste", rifiuti zero.
L'altro rovescio della medaglia, la beffa dopo il danno, va ad intaccare inesorabilmente un'altra delle maggiori voci del PIL regionale, il turismo.
Un ambiente degradato ed inquinato, cementificato e popolato da auto non attira certo il turista. Che sarà della stagione balneare dei nostri lidi quest'anno?
Bisogna dire stop al consumo di territorio, tracciando una linea ideale oltre la quale non si può più costruire. Intervenire sul tessuto urbano consolidato, riqualificando gli edifici esistenti e le cubature recuperabili dal punto di vista energetico. Il 70% dell'energia viene sprecata e pagata, inquinando, per riscaldare o raffrescare edifici colabrodo, costruiti con tecniche di 70 anni fa, oltretutto insicuri da un punto di vista sismico.

"Scaricate e leggete questo interessante libricino realizzato da Domenico Finiguerra, in cui vengono affrontati con semplicità e chiarezza i temi del consumo di territorio e le diverse scelte operate dal Comune di Cassinetta di Lugagnano per la definizione di un Piano Regolatore/Territoriale a "crescita zero".

Terra, un bene comune da preservare (di Domenico Finiguerra)

L'esperienza di Cassinetta di Lugagnano, alla ricerca dell'altra politica per un'altra Italia


 

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